Epatite

Con “Epatite virale” si fa riferimento ad un gruppo di malattie infettive, causate da 5 diversi virus (A, B, C, D e E) noti come virus epatitici maggiori , che si manifestano come un’infiammazione del fegato. In alcuni casi le conseguenze possono essere anche gravi, come la fibrosi, la cirrosi e il cancro. I virus epatici presentano una differente distribuzione, frequenza di infezione e malattia e immunopatogenicità nella popolazione.

Nella maggioranza dei casi le epatiti sono di origine virale, ma il contagio può avvenire anche per via sessuale, attraverso sangue infetto o per l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti; in circa il 10-20% dei casi l’agente responsabile dell’epatite resta ignoto. In alcuni casi la natura delle epatiti è di tipo autoimmune. Esistono poi altri virus, che accanto alla malattia di base possono a volte causare un quadro di epatite di varia gravità, definiti virus epatici minori.

Le epatiti virali, sono oggetto si una sorveglianza epidemiologica specifica (Sistema SEIEVA). 

Il 28 Luglio, si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro l’Epatite. La ricorrenza è stata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in concomitanza con il giorno in cui si commemora la nascita di Baruch Blumberg (1925-2011), il biochimico statunitense insignito del premio Nobel per aver scoperto il virus dell’epatite B e sviluppato il primo vaccino.

Epatite A

L'epatite virale A è una malattia infettiva acuta causata da un virus che aggredisce le cellule del fegato che a differenza delle epatiti B e C non evolve in epatiche cronica. 

L’epatite A è diffusa in tutto il mondo sia in forma sporadica che epidemica. Nei Paesi in via di sviluppo, con scarse condizioni igienico-sanitarie, l’infezione si trasmette rapidamente tra i bambini, nei quali la malattia è spesso asintomatica; molti adulti, essendo venuti a contatto con il virus in età infantile, risultano immuni alla malattia. Nei Paesi più avanzati, con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, il contatto con il virus in età infantile diventa molto meno frequente; di conseguenza aumenta l’età media dei casi notificati e la percentuale dei casi sintomatici.

In Italia la malattia è endemica soprattutto nelle Regioni meridionali, dove più diffusa è la pratica di consumare frutti di mare crudi. Possono comunque verificarsi epidemie o casi sporadici su tutto il territorio nazionale, legati al consumo di alimenti (non solo frutti di mare ma anche vegetali e frutta) o acqua (per es. di pozzo) contaminati, viaggi in aree endemiche, scarse condizioni igieniche, comportamenti a rischio.

Come si trasmette

In genere il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi crudi (o non cotti a sufficienza) contaminati.

La trasmissione avviene per via oro-fecale: Il virus entra nell´organismo per ingestione, si riproduce nel fegato dove causa la malattia e, infine, viene eliminato con le feci dalle quali può essere isolato per lungo tempo. L’esame di campioni fecali consente l’isolamento del virus da 7-10 giorni prima della comparsa dei sintomi fino ad una settimana dopo.

Il diffondersi della malattia è favorito da condizioni igieniche ambientali scadenti e, soprattutto, dall’assenza di norme igieniche durante  la preparazione degli alimenti. Anche l’uso di droghe aumenta il rischio di infezione.

Inoltre risulta diffusa la trasmissione tramite pratiche sessuali di natura anale o oro- genitale; proprio per questo motivo, i maschi che fanno sesso con maschi (MSM) presentano un rischio maggiore di contrarre l’infezione.

Solo raramente sono stati osservati casi di contagio per trasfusioni di sangue o prodotti derivati. Sono considerati soggetti esposti a maggior rischio di contrarre l’infezione:

  • coloro che sono a stretto contatto con persone infette
  • viaggiatori diretti in paesi in cui l’epatite A è endemica e/o residenti in aree endemiche
  • tossicodipendenti
  • bambini
  • anziani non autosufficienti
  • MSM (Man Sex Man)

Segni e sintomi

La malattia ha un periodo di incubazione che va da 15 a 50 giorni e un decorso, generalmente, autolimitante e benigno. Frequenti sono le forme asintomatiche, soprattutto nel corso di epidemie e nei bambini (in caso di infezione contratta durante l’infanzia la malattia è asintomatica nel 70% dei casi).

I sintomi, quando presenti, durano dalle 2 alle 10 settimane e sono caratterizzati da stanchezza, perdita di appetito, nausea, vomito intermittenti, febbre, dolori addominali, ittero (colorito giallognolo della pelle e delle sclere, la parte bianca dell'occhio) e prurito dovuto all'aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue.

Talvolta la patologia si manifesta con sintomatologia evidente e decorso protratto; esistono  anche forme fulminanti, rapidamente fatali per insufficienza epatica. Un decorso aggravato dell’epatite e il rischio di esito infausto si osserva, generalmente, in soggetti che hanno contrato l’infezione in età adulta (> 50 anni)  o affetti da altre patologie concomitanti.

La guarigione conferisce un’immunità permanente. I pazienti guariscono completamente senza mai cronicizzare; pertanto, non esiste lo stato di portatore cronico del virus A, nè nel sangue, nè nelle feci.

Diagnosi

Il sospetto della presenza di infezione da HAV si basa, inizialmente, sulla sintomatologia e sull’evoluzione clinica.

La conferma della diagnosi si effettua attraverso gli esami ematochimici (alti valori delle transaminasi e aumento della bilirubina) e attraverso la rilevazione di IgM anti-HAV nel sangue, tramite test ELISA o test radioimmunologici, che rilevano un’infezione in corso e/o recente.

La rilevazione di IgG anti-HAV indica, al contrario, un’infezione avvenuta nel passato.

Terapia

Non vi sono farmaci indicati per la terapia dell’epatite A. Come già detto, nella maggioranza dei casi, i sintomi sono lievi e la malattia si risolve spontaneamente.

In generale si consiglia il riposo a casa, una dieta bilanciata, con astensione dall’alcol (che potrebbe causare ulteriori danni al fegato), riduzione del consumo di alimenti troppo grassi a favore di quelli più facilmente digeribili, e assunzione di molti liquidi.

Una persona a cui viene posta diagnosi di epatite A, e che è già in terapia per altre patologie preesistenti, deve tener presente che l’infezione, causando una diminuzione della funzionalità epatica, potrebbe alterare il metabolismo, e di conseguenza la concentrazione, dei farmaci assunti. Bisogna pertanto consultare il proprio medico curante per aggiornare la terapia.

Prevenzione

La prevenzione dell’epatite A può attuarsi sia attraverso precauzioni igieniche e ambientale che profilassi vaccinale.

In caso di trasmissione interumana le possibilità maggiori di contagio si osservano nei 15 giorni prima della comparsa dei sintomi.

Le misure di prevenzione consistono principalmente nel rispetto delle norme igieniche generali consigliate in tutte le malattie a trasmissione oro-fecale:

  • non consumare frutti di mare crudi: la cottura è l’unica misura efficace per eliminare o inattivare il virus dell’epatite A dai molluschi bivalvi o da altri prodotti freschi contaminati come frutta e verdura;
  • lavare accuratamente le verdure prima di consumarle;
  • lavare e sbucciare la frutta;
  • non bere acqua di pozzo;
  • curare scrupolosamente l’igiene personale, specie delle mani: lavarsi le mani dopo aver usato il bagno, dopo aver cambiato un pannolino, prima di preparare il cibo, prima di mangiare, ecc...
  • essere scrupolosamente puliti nella manipolazione di cibi e bevande;
  • proteggere gli alimenti dagli insetti, che possono rappresentare un vettore per il virus;
  • applicare i metodi di prevenzione per le infezioni sessualmente trasmesse (IST) e per la pratica sessuale sicura.

Si raccomanda, inoltre, ai viaggiatori, diretti verso paesi con scarse condizioni igienico-sanitarie o endemici per epatite A, una volta arrivati nel paese, di mangiare solo cibi cotti, in particolare verdure e frutti di mare, e di bere esclusivamente acqua in bottiglia e non consumare ghiaccio (se non si conosce l’esatta provenienza dell’acqua con cui è stato preparato).

Vaccino

In Italia sono disponibili diversi tipi di vaccini contro l’epatite A, sia in formulazione monocomponente che associato al vaccino dell’epatite B, efficaci e sicuri.

Si tratta di vaccini a virus inattivato, cioè ucciso, che viene somministrato in 2 dosi, a distanza di 6-12 mesi l’una dall’altra, per via intramuscolare nella regione deltoidea (parte alta del braccio).

La protezione si raggiunge dopo 14-21 giorni dalla prima dose.. La seconda dose prolunga l’efficacia protettiva. I dati di letteratura più recenti hanno suggerito una durata dell’immunizzazione verso l’epatite A, dopo vaccinazione, di circa 25 anni negli adulti e 14-15 anni nei bambini (CDC, 2010).

La vaccinazione è raccomandata:

  • ai residenti in aree in cui l’epatite A è endemica
  • ai viaggiatori che si recano in aree in cui l’epatite è endemica
  • ai soggetti a rischio.

In Italia, secondo il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 è offerta attivamente ai soggetti ad aumentato rischio, fra cui:

  • persone affette da malattie epatiche croniche (in conseguenza della maggiore suscettibilità di tali pazienti per l’insorgenza di forme fulminanti)
  • persone affette da coagulopatie tali da richiedere terapia a lungo termine con derivati di natura ematica
  • tossicodipendenti
  • soggetti a rischio per soggiorni in aree particolarmente endemiche
  • persone che lavorano nei laboratori dove ci può essere contatto con il virus
  • maschi che fanno sesso con maschi
  • contatti familiari di soggetti con epatite A in atto.

Una persona che è stata esposta al rischio di infezione può essere trattata con immunoglobuline che vengono usate per prevenire o per attenuare la malattia. In questo caso, il trattamento deve essere intrapreso entro le due settimane dal contagio. Le immunoglobuline possono essere somministrate anche in gravidanza e durante l’allattamento.

Le immunoglobuline permettono una rapida immunizzazione mentre il vaccino richiede dalle 2 alle 3 settimane per fornire la protezione desiderata.

Occorre peraltro rilevare che mentre il vaccino assicura una immunità per almeno un decennio, l'effetto delle immunoglobuline esogene si esaurisce nell'arco di 3-6 mesi.

  • Epatite B - in aggiornamento
  • Epatite C - in aggiornamento
  • Epatite D - in aggiornamento
  • Epatite E - in aggiornamento

Approfondimenti:

Responsabile della pubblicazione: Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria

Ultimo aggiornamento: 24/04/2025